In Nepal il sistema scolastico si divide in due cicli: quello di base e quello superiore. Il primo comprende la scuola elementare e quella secondaria, mentre la scuola materna è presente solamente in alcune regioni.
Nelle zone più remote i tassi di analfabetismo, in particolare delle bambine, sono ancora molto elevati e le stime sulla mortalità materno infantile risultano le più alte al mondo.
Ancora oggi molti, moltissimi minori sono costretti a migrare dalle zone rurali più povere verso le città principali: solo nelle città di Kathmandu, Pokhara, Dharan, Narayanghat, Butwal e Biratnagar vi sono oltre 5.000 bambini di strada.
I bambini che lavorano vengono spesso sfruttati anche sessualmente e la tratta di centinaia di bambine costrette a prostituirsi si ripete ogni anno.
Queste inqualificabili pratiche sociali e culturali hanno, come conseguenza diretta, la scarsa iscrizione e gli alti tassi di abbandono scolastico da parte soprattutto delle bambine.
Le famiglie, nelle aree rurali del Nepal, sopravvivono impiegando anche i loro figli (tra i 5 ed i 14 anni) nella coltivazione dei campi e nei lavori domestici, costringendoli di fatto a lasciare la scuola.
Altra realtà abbastanza diffusa sono le cosiddette “spose bambine”: circa il 25% delle adolescenti vengono sottratte alle famiglie d’origine e costrette a sposarsi.
Il triste e funesto permanere della divisione in caste (anche se ufficialmente abolite), presenta degli effetti negativi pesanti sulla struttura sociale profondamente gerarchica ed una elevata conflittualità tra le diverse etnie e le caste. Nelle zone più conservatrici una moltitudine di donne e bambini risultano privi del diritto alla proprietà della terra, sono quasi del tutto esclusi dal sistema scolastico e da ogni forma di istruzione pubblica, non risultano coperti dall’assistenza sanitaria, oltre a non possedere un’identità civile ed anagrafica.
Le famiglie più emarginate non sono in grado di poter mantenere i propri figli a scuola e la maggior parte degli studenti non riescono ad andare oltre il secondo grado di istruzione.
In Nepal esistono oltre 100 gruppi etnici, metà dei quali indigeni e per questo considerati emarginati, altri 22 vengono classificati come gravemente svantaggiati e costituiscono circa il 40% dei 29,3 milioni di abitanti del Paese, mentre un terzo di tutti gli abitanti vivono al di sotto della soglia di povertà con meno di un dollaro al giorno.
Oltre un milione di bambini lavorano come inservienti domestici, facchini, pulitori di tappeti, muratori e minatori. Circa 55.000 lavorano come domestici ed oltre 16.000 sono al servizio di discutibili centri per adulti, centri di massaggi e locali notturni.
Ma cerchiamo di trovare anche qualche spunto positivo.
Il Dalai Lama ha affermato “Se ad ogni bambino venisse insegnata la meditazione, riusciremmo ad eliminare la violenza nel mondo entro appena una generazione”.
Forse questa affermazione ha ispirato il governo nepalese ad inserire lo yoga come materia di studio obbligatoria nel programma scolastico.
Sta di fatto che il Ministro dell’istruzione Krishna Prasad Kapri ha ritenuto di introdurre lo studio dello yoga come parte delle materie obbligatorie, accanto alla lingua inglese e nepalese, al fine di promuovere uno stile di vita sano, un approccio olistico alla persona che prevedesse sia il movimento fisico sia la pratica della meditazione.
I benefici dello yoga su corpo e mente sono indiscutibili.
L’introduzione di questa nuova materia non si fermerà al solo yoga ma si estenderà anche all’Ayurveda o medicina naturale.
Questa è una grande e positiva novità: tale iniziativa da parte del Governo nepalese vuole offrire ai giovani strumenti più ampi e diversificati per mantenersi in salute e sviluppare, nel contempo, una maggiore consapevolezza.
Fabrizio Loiacono Photographer
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