Gli Hamer vivono coltivando sorgo, grano, orzo, frumento, luppolo, miglio, tabacco, cotone ed ortaggi. Allevano mucche, buoi, capre e galline. Il miele, che raccolgono due volte l’anno, è un alimento fondamentale nella loro dieta.
Sono famosi per le loro acconciature particolari: le donne spalmano sulle loro minuscole treccine di colore rame (chiamate Goscha) una mistura di burro, polvere di ferro, resina ed argilla rossa in segno di prosperità e benessere. Gli uomini, se di recente hanno ucciso un animale pericoloso od un nemico, per mostrare a tutti il loro valore, si modellano sulla testa dei copricapi di argilla colorata e decorata sormontati da splendide piume di struzzo. Per non rovinare durante il sonno questa fragile acconciatura, utilizzano per dormire uno speciale poggiatesta, ricavato dal legno del Zehon Abeba (molto leggero e resistente) dal nome Borkota. Lo stringono nella mano, mediante un laccio in pelle fissato alle due estremità, durante l’intera giornata e lo considerano alla stregua di una loro appendice. Questi copricapi durano in tal modo dai 5 ai 6 mesi e possono essere rifatti sino a due volte in un anno.
Gli Hamer sono considerati maestri nella decorazione del corpo. Qualsiasi ornamento ha un particolare significato simbolico : il numero degli orecchini indossati dagli uomini, ad esempio, corrisponde al numero delle loro mogli. Le donne indossano pelli impreziosite dalle conchiglie cipree (provenienti dal lontanissimo Mar Rosso) e da perline colorate, bracciali in ferro e rame, collane di perline. Le ragazze nubili portano nei capelli un disco di metallo (dovrebbe ricordare come forma il becco di un ornitorinco), mentre le donne fidanzate indossano delle pesanti e strette collane di ferro incise con motivi geometrici, dal nome “ensente”. Le donne sposate, infine, stringono intorno al loro collo anche un pesante collare di pelle intrecciata con inserti in metallo, dalla caratteristica forma vagamente fallica.
Sono una popolazione mite e molto ospitale: i bambini e le donne ci accolgono, all’ingresso del loro villaggio, con ampi sorrisi e piccole grida di gioia, offrendoci miele e caffè.
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